La Gineprina d’Olanda è una chiara espressione italiana dell’interpretazione del tema Gin sul finire del 1800, quando la diffusione della cultura della miscelazione internazionale ed il
successo dei distillati stranieri divenne evidente anche in Italia. La formula è tratta da un raro testo italiano contenente circa duemila ricette liquoristiche che riscosse molto successo
all’epoca. Il libro fu sicuramente adottato da decine di distillerie che aprirono in quel periodo per soddisfare le richieste di un mercato florido e molto ricettivo per le bevande alcoliche.
Il costo dei trasporti ed i dazi doganali resero fin da subito molto remunerativa l’imitazione dei distillati d’importazione.
Fu così che in Italia comparvero decine di cognac, whisky, gin e rum prodotti utilizzando spezie, frutti ed aromi naturali in infusione alcolica od alcolati degli stessi prodotti da aziende
specializzate.
La massima diffusione di questi prodotti si ebbe durante i primi del Novecento con l’uscita dei primi libri di miscelazione italiani, scritti da Ferruccio Mazzon ed Elvezio Grassi che
diedero ulteriore impulso alla crescita della cultura del bere italiana.
L’avvento del regime fascista negli anni 20 che vietò, di fatto, l’uso di prodotti e nomi stranieri non fece altro che dare ulteriore linfa vitale a queste produzioni che furono utilizzate per
la miscelazione dei cocktail internazionali nei “bar americani” italiani e delle polibibite futuriste.
Con la fine della guerra le aziende liquoristiche italiane abbandonarono queste produzioni poiché il consumatore, grazie anche all’avvento della cultura americana preferiva i prodotti
d’importazione o comunque con connotazioni straniere.
Oggi la Gineprina d’Olanda ritorna, nella sua formulazione assolutamente originale, reale espressione della cultura liquoristica dell’epoca, costituita da prodotti con ricette semplici
contenenti pochissimi principi aromatizzanti.
Il ginepro ovviamente gioca il ruolo fondamentale coadiuvato dall’ anice, spezia egemone dell’epoca, chiodi di garofano, cannella e macis per dare un’impronta esotica ma
assolutamente italiana frutto del primo colonialismo che ebbe inizio alla fine del XIX secolo nel corno d’Africa.
Fulvio Piccinino